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Il Turismo è il petrolio dell’Italia

Ne abbiamo tanto e non ci facciamo niente

Hey, buon lunedì!

Ebbene sì!

Alla fine anch’io l’ho detto seriamente: il turismo è il petrolio dell’Italia.

Solo che forse il senso non è proprio quello che ci si aspetta, vero?

Petrolio.

Dietro a questa parola è nascosta ricchezza, investimenti, posti di lavoro.

Vuol dire che si possono abbassare le tasse, come fanno negli Emirati Arabi.

Vuol dire che possiamo utilizzarne i proventi per investire nelle tecnologie green e avere un futuro realmente ecologico e sostenibile, come fa la Norvegia.

Vuol dire centinaia di migliaia di posti di lavoro, come negli USA.

Se solo l’Italia avesse il petrolio!

Però… ce l’ha!

Oggi l’Italia estrae nello stivale solo il 7% del suo fabbisogno annuale ma se desse fondo alle sue riserve potrebbe soddisfare le sue esigenze per i prossimi 25 anni senza importazioni dall’estero. (fonte: prezzodelpetrolio.com)

Eppure l’Italia ha deciso che è meglio non estrarlo. Ha deciso d’ignorare questa ricchezza e rifornirsi dall’estero, arricchendo così Paesi e popolazioni straniere.

E oggi, con la pressione sulla sostenibilità, sembra un treno di possibilità economiche che ormai ha lasciato la stazione e non tornerà mai più.

Non fraintendiamo. Credo sia giusto, oggi, concentrarci sull’implementazione di strategie energetiche verdi e sostenibili nel lungo termine. Però sta di fatto che in passato abbiamo rinunciato a della ricchezza e a delle risorse che magari ci avrebbero lasciato con il PIL un po’ più alto, un debito un po’ più basso e qualche centinaio di migliaia di posti di lavoro in più.

E noi stiamo trattando il turismo nello stesso identico modo: ignorando il PIL che può portare, il miglioramento della qualità della vita che può generare e i posti di lavoro che può creare.

Perché succede questo?

Non lo so. Ho le mie idee ma non sono esperto né di Destination Management né di politica a nessun livello. Quindi su questo non mi esprimo.

Ma la mia expertise è nell’ospitalità. E queste sono le mie idee su cosa gli hotel possono fare per migliorare/cambiare la situazione.

Cosa fare, quindi?

Marketing a 360°

Dobbiamo iniziare a fare marketing seriamente. Non serve a niente riempire milioni di barili di petrolio se poi non hai trovato nessuno cui venderlo.

Dobbiamo farlo a livello nazionale, regionale, locale e aziendale.

Ne abbiamo bisogno anche se siamo l’Italia. Sicuro che i turisti vengono comunque, ma non quanti ne vorremmo, non soggiornano quanto vorremmo, non spendono quanto vorremmo, non vanno dove vorremmo.

Basta osservare le classifiche dei viaggiatori internazionali per notare la posizione delle città e delle località italiane nei confronti delle straniere e si capisce subito di cosa sto parlando.

A cosa serve però agli hotel promuovere la destinazione, al di là del puro senso campanilistico?

Capiamo come funziona il marketing.

Ti ricordi alle elementari quando gli insegnanti fanno fare gli insiemi?

C’è tutto l’insieme dei cibi, il sottoinsieme dei frutti, il sotto-sottoinsieme delle mele, etc.

Adesso immagina la stessa cosa con i turisti.

Il totale è costituito dalla popolazione mondiale, da questi va estrapolato il primo insieme:

la popolazione che può permettersi di viaggiare (e vuole viaggiare),

da questi tiriamo fuori l’insieme di persone che vuole viaggiare in Europa,

da cui nasce il sottoinsieme di chi vuole viaggiare in Italia,

da cui il sottoinsieme di chi vuole andare a Roma,

da cui il sottoinsieme che viene nel tuo hotel.

A ogni suddivisione ci sono diversi attori che competono per far finire i turisti nel proprio insieme, escludendoli da quello degli altri. Gli europei competono per togliere turisti al Sud America, i francesi competono per togliere turisti all’Austria, Venezia compete per togliere turisti a Firenze, il mio hotel, l’Hotel Ciccio Pasticcio di Milano compete per togliere turisti all’Hotel Pippo Paperino di Milano.

Quindi i turisti che riceve il mio hotel non sono solo derivati da quelli che riesco a “fregare” all’Hotel Pippo Paperino ma anche quelli che Milano ha preso a Roma, che sono una parte di quelli che l’Italia ha preso dalla Spagna.

Se io quindi, con il mio marketing, aiuto Milano a competere con Roma e l’Italia a competere con la Spagna aiuto anche il mio hotel ad avere maggior mercato.

Operare in maniera manageriale

Ovvero prendersi le proprie responsabilità e pensare a lungo termine.

Prendersi le responsabilità non è inteso nel senso di prendersi delle colpe ma nel senso di essere responsabile dello svolgimento dei propri compiti, nel senso di “accountability”.

Pensare a lungo termine significa non ricercare il guadagno di breve periodo per, piuttosto, orientare le nostre scelte al futuro, magari anni in avanti.

Ma dal punto di vista pratico cosa significa tutto questo?

Per essere concorrenziali sui mercati internazionali, come Paese, località, struttura ricettiva, dobbiamo offrire qualità.

Che non vuol dire che dobbiamo tutti diventare hotel 5 stelle.

Ma vuol dire che dobbiamo imparare a comprendere il cliente, le sue esigenze e le sue necessità e rispondere a queste meglio di come fanno gli altri.

Dobbiamo attivamente segmentare la clientela, analizzarne le motivazioni di viaggio, capire quali “problematiche” vuole risolvere e quali “vantaggi” vuole ottenere (che non sono un letto e un pasto caldo, sennò andrebbe alla Caritas).

Una volta compreso questo dobbiamo iniziare a orientare i nostri servizi verso le loro necessità e modificarli man mano nel tempo avvicinandoci sempre di più alle motivazioni profonde degli ospiti.

Così diventiamo più resistenti alle crisi e più competitivi come località.

Cooperare con la destinazione

Siamo onesti: gli hotel da decenni hanno preso tantissimo dalle destinazioni (i turisti prima scelgono la destinazione e poi l’hotel, tranne rarissime eccezioni) restituendo pochissimo.

E’ arrivato il momento di ricordarci che non siamo cattedrali nel deserto ma che l’ambiente che ci circonda deve migliorare grazie alla nostra presenza e l’hotel migliora grazie alla presenza dell’ambiente intorno.

Quindi quando vendiamo l’hotel dobbiamo vendere anche il territorio locale. Che è qualcosa che va oltre la serata romagnola il giovedì sera. Vuol dire promuovere gli eventi locali (ce l’hai un elenco delle sagre della zona da fornire agli ospiti?), pubblicizzare i locali particolari (qual è il miglior cocktail bar nei dintorni? e il pub con la migliore selezione di birre? un food truck assolutamente da provare?), far conoscere gli artigiani e i produttori di specialità.

In più, e questo è altrettanto importante, per avvicinare i tuoi ospiti alla realtà locale, che è quello che molti vogliono, devi avvicinare anche i locali agli ospiti.

Quindi i locals devono iniziare a entrare nel tuo hotel e tu devi dargliene il motivo. Quali servizi, tra quelli che offri ai tuoi ospiti, puoi proporre anche agli abitanti del luogo? Che vantaggi puoi dare a chi vive intorno a te? Come possono iniziare a vederti come il posto dove far colazione, far arrivare i pacchi di Amazon, portare gli abiti sporchi a lavare, invitare gli amici per un aperitivo?

Quando i locali entreranno nel tuo hotel e quando farai conoscere la vera località ai tuoi ospiti renderai felici i primi, i secondi, la località, lo Stato e anche il tuo portafoglio.

Dobbiamo sempre sperare che nell’attività di promozione del nostro Paese saremo sempre supportati dagli enti locali, regionali e nazionali, dalle nostre associazioni di categoria e da quelle di promozione del territorio.

Ma non possiamo basarci su questo e dobbiamo attivarci in prima persona per iniziare a estrarre, mettere nei barili e vendere questo nostro petrolio.

Se non lo facciamo noi non lo farà nessuno per noi.

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