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3 Trend che possono aiutare il tuo hotel nel 2024

Ciao e buon anno.

Hai già scritto i buoni propositi per l’anno nuovo?

Iniziata la dieta?

E la prima sessione in palestra com’è andata?

Bene! 😬

Scherzi a parte, il nuovo anno ci piace sempre perché ci permette di fermarci un attimo a riflettere.

Su cosa è stato, su cosa vogliamo per il futuro, su cosa fare di nuovo.

E come sempre quando si arriva a fine anno vengono fuori tutti quegli articoli sui trend dell’anno seguente.

Li leggo sempre con curiosità perché mi aiutano ad aprire una finestra su una serie di futuri possibili.

Del turismo, dell’ospitalità, dei viaggiatori, degli hotel.

E credo dovresti leggerli anche tu.

Tra questi futuri potrebbero essercene alcuni già vicini a te, ai tuoi valori e princìpi, o al tuo hotel e agli ospiti che già accoglie.

E ti basterebbe magari intercettare un po’ meglio questo trend per distinguersi dalle altre strutture e migliorare la propria unicità.

Oppure potresti notare di essere lontano da queste tendenze e questi articoli potrebbero…come dire…darti una sveglia. Rendere conto che così non va ed è necessario cambiare modo di lavorare.

E quindi potresti vedere che è necessario cambiare rotta per evitare di diventare un hotel fra tanti, indifferenziato, ininfluente, destinato a perdere mercato.

Oppure, semplicemente, potrebbero incuriosirti e darti una visione migliore della direzione in cui sta andando il nostro mondo e cosa ci riserverà il futuro del turismo.

Tra quelli che ho letto ce n’è uno che mi è piaciuto particolarmente.

E’ di Condé Nast.

Lo trovi qui.

Mi è piaciuto perché individua alcuni trend curiosi e che non ho visto affrontati da altri.

Alcuni di questi li ho trovati essere particolarmente interessanti e utili.

Per questo te ne parlo in questa newsletter.

Sport & Gig Tourism

C’è stata l’era industriale.

L’era dei servizi.

L’era dell’informazione.

Oggi siamo nell’era dell’esperienza.

E’ quello che ricerchiamo quando ci spostiamo e viaggiamo.

Qualcosa di cui parlare a casa e con gli amici.

Qualcosa che ci generi ricordi per il resto della vita.

E anche qualcosa che generi un po’ di invidia e condivisioni su Instagram o TikTok.

E cosa c’è di meglio degli intrattenimenti per eccellenza?

Sport e Musica.

E oggi più che mai sono diventati attrattiva per i turisti che si spostano per vedere partite di calcio, basket, rugby, cantanti famosi, cover band.

Praticamente tutto.

Non stiamo necessariamente parlando di hoolingans o fan scatenati, ma di persone che vogliono fare una certa esperienza.

Ormai è assolutamente normale andare a vedere una partita allo stadio quando si viaggia.

O spostarsi per seguire un certo sport o un certo concerto.

O anche usare l’evento sportivo o musicale come scusa per visitare una località.

“Vado a Roma al concerto del cantante X e poi mi fermo 3 giorni perché visto che sono lì ne approfitto per visitare il posto”.

Che cosa ne facciamo noi di tutto questo?

Possiamo semplicemente rivedere la domanda di un certo periodo in funzione degli eventi.

Oppure possiamo cercare di intercettare questi viaggiatori con delle offerte speciali ad hoc.

O anche possiamo spingere ancora di più e diventare il punto di riferimento locale per chi cerca queste esperienze.

Shoulder Season

Sempre più viaggiatori si spostano fuori dall’alta stagione.

Non necessariamente in bassa, ma sicuramente sempre di più in shoulder season.

Ovvero la stagione subito prima e subito dopo l’alta.

Quindi vedremo la pressione turistica diminuire nei momenti di picco e aumentare in momenti in cui non ce l’aspettiamo.

Dopotutto la stagionalità turistica è sempre un po’ cambiata.

A cosa dobbiamo questo cambiamento di abitudini?

A una serie di fattori:

  1. Libertà lavorativa: sempre più persone lavorano da remoto o sono liberi professionisti e quindi hanno maggiore libertà di decidere quando staccare e andare in ferie senza essere obbligati a seguire un piano ferie aziendale che costringa a viaggiare in pieno agosto;
  2. Competenza turistica: ormai tutti siamo consapevoli e esperti del funzionamento del turismo e sappiamo giostrarci e muovere nei meandri del settore e, soprattutto, sappiamo comprenderne le dinamiche. Di conseguenza sappiamo scegliere periodi di viaggio meno caotici, con prezzi vantaggiosi, in località che sappiano rispondere a un nostro interesse;
  3. Maggiori informazioni: ci sono in giro sempre più informazioni turistiche e questo rende più facile viaggiare e spostarsi fuori dalla stagione principale e fuori dalle piste più battute. Anzi con tutte queste informazioni la ricerca è sempre meno indirizzata alle grandi destinazioni “Must Have” e sempre di più alla scoperta di destinazioni che non si conoscevano. Ma questo è un altro discorso.
  4. Più connessioni: facile. Per viaggiare c’è bisogno che ci sia un modo per andare da A a B. E grazie all’incremento delle connessioni di aerei e treni è più facile viaggiare anche fuori dalla stagione principale.

Quindi occhio allo spostamento della stagione che nei prossimi anni sarà importante.

Restaurant First Hotels

In Italia lo sappiamo bene.

Una delle esperienze più importanti che ricerchiamo quando siamo in viaggio è il cibo.

Locale, particolare, elaborato, etnico, fusion.

Non importa.

Ognuno ha i suoi gusti.

Basta che sia buono, no?

Partendo da questo concetto molti grandi ristoratori hanno iniziato ad aprirsi anche all’ospitalità d’albergo.

L’intento è chiaro.

“Estendere il concetto di hospitality oltre i confini dell’Osteria Francescana”, è scritto sul sito di Casa Maria Luigia dello chef Massimo Bottura

Villa Crespi di Antonino Cannavacciuolo e Casa Maria Luigia di Massimo Bottura sono solo due degli esempi più importanti.

Ma questo trend è molto forte: partire con un’esperienza culinaria e estenderla all’hotel.

Perché dovrebbe interessarci?

Perché forse potrebbe essere questa, per alcuni alberghi, la chiave per differenziarsi e trovare la propria unicità.

Partire dal food & beverage, offrire un’esperienza particolare, unica e sorprendente, e partire da quest’esperienza e rinforzarla con l’esperienza dell’albergo.

Ad esempio potremmo offrire una full vegan experience in cui partendo dal cibo totalmente vegano passiamo a coprire tutti gli aspetti dell’ospitalità in modalità cruelty free e rispettosa dell’ambiente.

O potremmo partire dalla tradizione locale, rivisitarne in chiave moderna tutti i piatti locali per poi passare a un’ospitalità che richiama il territorio ma fresca e rinnovata.

Giusto ieri ho visto la riproposizione della classicissima pasta e fagioli ma in modalità pasta ripiena di crema di fagioli. Molto interessante. Da provare.

O anche potresti proporre cucina fusion italo-giapponese e poi anche nelle camere riproporre un mix di queste culture.

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